Il mondo delle criptovalute si è “aperto” da oramai qualche anno, Bitcoin in testa, nel mercato globlale, pur senza qualche inevitabile scetticismo, ancora piuttosto diffuso: questa tipologia di valuta elettronica infatti è interamente basata sulla crittografia dei dati e non risulta mai collegata ad enti, banche o governi.
Ciò ha portato ad un certo “astio” da parte delle principali superpotenze, come la Cina che le ha rese praticamente tutte illegali, ma anche dagli Stati Uniti e dall’Unione Europea, dove le crypto sono si totalmente legali e tassate ma continuano a venire utilizzate in modo massiccio sopratutto dai privati e dalle aziende.
Ostracismo
E’ proprio la struttura stessa delle criptovalute a non essere considerata affidabile dalle banche centrali e dai governi annessi, sia per ragioni di sicurezza (essendo basate sull’anonimato) ma anche sulla natura stessa che porta il valore delle singole crypto ad essere influenzato principalmente da domanda e offerta.
Nonostante gli alti e bassi infatti i BTC (i token di Bitcoin) hanno raggiunto un grado di stabilità decisamente importante che ha portato numerosi investitori anche di grande rilevanza ad investire cifre importanti.
Goldman Sachs apre a Bitcoin, ecco come
Tuttavia sempre più governi stanno aprendo a Bitcoin, considerata quella di riferimento: il Paraguay e El Salvador sono state le prime nazioni al mondo ad averla adottata come valuta ufficiale e anche Goldman Sachs, una delle banche più influenti al mondo ha ufficialmente “riaperto” all’uso di Bitcoin almeno come valuta collaterale all’interno dei prestiti, nella fattispecie nel sistema dei repurchase agreement, ossia in funzione di titoli che operano tra creditore e debitore, con una promessa di essere riacquistati successivamente a prezzo maggiore.
La posizione di apertura di Goldman Sachs di apertura coinvolgerà altri istituti differenti, e rappresenta uno dei primi step importanti per il percorso di normalizzazione di una criptovaluta all’interno di un sistema economico “reale”.