Il tema relativo al canone Rai è sempre molto discusso, e la quasi totalità della popolazione italiana non è tradizionalmente ben disposta a pagare quella che a conti fatti è una vera e propria imposta sul semplice possesso di apparecchi televisivi.
Il termine in realtà non è corretto, proprio perchè è una tassa e il mancato pagamento sviluppa quindi un ammanco.
Nel corso dei decenni la tassa telefonica ha subito diversi cambiamenti concettuali e dal 2016 questa imposta è stata unita alla bolletta dell’energia elettrica.
Canone RAI, cambia tutto: ecco la novità che sconvolge tutti
La decisione presa dal governo Renzi è stata particolarmente impopolare ma giustificata dal bisogno dello stato di trarre guadagno dai programmi televisivi: essendo un’imposta la quasi totalità delle persone che non pagava il tradizionale bollettino postale sviluppava un ammanco per le casse statali. Associare il canone alla bolletta della luce ha permesso un rientro economico importante ma ha sviluppato nuovo astio verso questa imposta, che di fatto costa ai cittadini 90 euro annui, rateizzati in 9 euro mensili per altrettanti mesi.
L’amministratore delegato della Rai Carlo Fuortes ha ricordato che l’importo tuttavia non è sufficiente a coprire i costi elevati di gestione, anche perchè dei 90 euro annui circa 74 sono devoluti alla Rai, il resto è “trattenuto” dallo stato.
L’AD della Rai ha inoltre ricordato che l’importo è sensibilmente più basso rispetto alle imposte analoghe dei cittadini del resto d’Europa, ecco perchè la prospettiva di nuovi aumenti è tutt’altro che lontana: nel 2023 il canone Rai ritornerà “separato” e quindi slegato dalla bolletta dell’energia elettrica ma ciò potrebbe portare a nuovi aumenti, anche se una decisione non è stata ancora presa: per il 2022 la tassa televisiva continuerà ad essere associata alla bolletta della luce.
Non è ancora chiara la linea ufficiale dello Stato che potrebbe fornire nuove agevolazioni ed esenzioni e rateizzazioni.