Da qualche anno la tematica legata alla necessità per molti di “convertirsi” dal denaro elettronico è divenuto una sorta di “affare di stato”, in quanto le diverse forze di governo che si sono susseguite hanno via via modificato il limite legato alla quantità di denaro utilizzabile con i contanti per effettuare acquisti e “spostamenti” di denaro. I prelievi costituiscono una normalità giornaliera per milioni di italiani, anche se il numero di sportelli telematici ATM, i principali strumenti adibiti a questo compito, risultano essere in diminuizione.
Uso del contante : ecco cosa succede se si superano i limiti
La motivazione è molto pratica, spiegata molto bene da diversi esperti: i contanti costituiscono qualcosa di estremamente volatile, una forma di trasmissione monetaria difficile da tracciare per lo stato, e quindi da “tassare” e visionare adeguatamente. Il nostro paese continua ad essere tra quelli indiscutibilmente più legati al concetto di contante, in particolar modo per le spese di piccola-media entità.
Tendenzialmente gli schieramenti più “conservatori” tendono a non voler limitare più di tanto la soglia di contante, cosa che invece viene portata avanti in maniera indiscussa dai governi che, a prescindere dagli schieramenti, si sono susseguiti nel corso degli ultimi anni. Alcuni esecutivi, come il secondo Governo Conte, ha provato ancora di più ad incentivare l’uso della moneta elettronica per le piccole transazioni, includendo vari bonus e misure come il Cashback di Stato e la Lotteria degli scontrini.
Ad oggi il limite resta di 2000 euro, soglia valida per qualsiasi forma di pagamento, anche rateizzato o spostamento di denaro con i contanti, in quanto importi superiori dovranno essere effettuati esclusivamente con mezzi di pagamento tracciabili.
Se l’Agenzia delle Entrate rileva un qualsiasi “movimento” con contanti superiore ai 2000 euro sviluppa una multa dall’importo variabile, da 1.000 euro fino ad un massimo di 50.000 euro. Viene punita anche l’omessa segnalazione con sanzioni che vanno da un minimo di 3.000 ad un massimo di 15.000 euro.