Il boom di internet e in generale della tecnologia ha inevitabilmente allontanato i giovani da quelli che erano i passatempi di una volta. Su tutti spiccano indubbiamente i giochi da tavolo, tra i quali figurano anche i giochi di carte come il Baccarat e il Sette e mezzo. Niente a che vedere con i videogiochi moderni, insomma, anche se diverse attrazioni del tavolo verde sono state digitalizzate e c’è chi le pratica anche a distanza. In un modo o nell’altro, le chicche del passato hanno mantenuto infatti una loro popolarità grazie allo sviluppo di moderni siti web ed anche in una piattaforma di giochi da tavolo si possono trovare vecchi titoli. Se si parla di vintage, però, sono ben altri i giochi su cui bisogna concentrarsi.
Il più classico dei giochi da tavolo è sicuramente il Monopoly, nato in America dalla mente di Elizabeth Magie un centinaio di anni fa. La sua apparizione nello Stivale è datata 1936 e allora il nome del gioco fu italianizzato in “Monopoli” con la “i”. Si stima che sin dalla sua nascita quasi un miliardo di persone ci abbia giocato almeno una volta e in tanti continuano a farlo attraverso l’app ufficiale. Le regole sono semplici: come nel gioco dell’oca, i partecipanti sono rappresentati da pedine di colore diverso su un tabellone e si muovono in seguito al lancio dei dadi, ma le varie caselle svolgono compiti particolari e possono intaccare le finanze di ogni giocatore. Lo scopo finale deve essere quello di accaparrarsi quante più proprietà possibili tra quelle indicate sulla mappa, sperando di non incorrere in qualche malus imposto dalle carte degli “imprevisti”…
Di origine canadese è invece il Trivial Pursuit, inventato quasi per caso. Nel lontano 1979, a Montreal, un giornalista stava giocando a Scarabeo con un collega quando si accorsero dell’assenza di alcuni pezzi e ne approfittarono per creare un gioco del tutto diverso. Il Trivial Pursuit è un vero e proprio quiz di cultura generale. Le pedine dei giocatori vengono individuate in delle piccole ruote al cui interno sono scavate delle fessure a forma di spicchi, nelle quali andranno inseriti i cunei colorati da ottenere rispondendo a domande su geografia, spettacolo, storia, arte, scienza e sport. Solo a quel punto ci si potrà recare al centro del tabellone per rispondere alla domanda finale e vincere la partita. In collaborazione con la casa editrice del gioco, nel 2019 un hotel russo permise agli avventori di alloggiare gratuitamente qualora avessero risposto correttamente alle domande di turno.
Come non citare poi la Battaglia navale? In questo caso non servono tabelloni e carte, ma degli appositi strumenti tipici del gioco, che si riassumono in due piattaforme quadrettate con un foro in ogni casella, nel quale inserire di volta in volta il missile di plastica bianco o rosso a seconda che si sia colpita o meno un’imbarcazione nemica. Anche la Battaglia navale ha trovato nuova vita con i software digitali, ma chi ha vissuto soprattutto gli anni ‘80 e ‘90 ricorda bene la tensione che si respirava nel giocare dal vivo, faccia a faccia con il proprio avversario.
Il motivo per il quale i ragazzi di oggi preferiscono comunque divertirsi in rete anche con i giochi di una volta risiede semplicemente nella comodità, che talvolta va però a discapito di un’armoniosa atmosfera. Insomma, una partita con lo smartphone in mano non avrà mai lo stesso fascino di una rimpatriata con amici e parenti. Alcuni giochi sapevano essere divertenti anche quando si era solamente in due. Anche per questo motivo c’è chi considera i giochi da tavolo un fattore importante del successo dell’immenso settore dell’intrattenimento, quasi alla stregua di un elemento culturale.