Città più care d’Italia: ecco la classifica

L’Italia non è tutta uguale, vi sono numerose differenze in ambito sociale, politico e territoriale per una questione principalmente culturale, che si riflette sull’amministrazione relativa alle 20 differenti regioni del paese. Come ogni anno Uncem, l’Unione nazionale consumatori mette sotto la lente d’ingrandimento i rincari e i ribassi di ogni città d’Italia, tenendo conto sopratutto della situazione pandemica che è andata ad influire in maniera netta.

Alimentari e scuola

La spesa relativa agli alimentari è cresciuta dell’1,5 % rispetto all’anno scorso, e le città che hanno subito un rialzo di prezzi sul cibo c’è Caltanissetta a +4,2%, al secondo posto Trieste, Grosseto e Trapani (tutte a +3,1%), poi Perugia con +2,9% e Genova con un +2,6%.

Quasi uguale il rincaro delle spese scolastiche (+1,4 %) che ha colpito in maniera sensibilmente più alta Forlì-Cesena (+6,3%), Bolzano (+6,1%), Cosenza e Catanzaro (entrambe +5,4%), leggeri ribassi per Trieste (-1,6%), Lecco (-1,3%) e Ancona (-1%).

Turismo e assistenza sociale

Il Covid ha influito sulle entrate di più di 2/3 dei luoghi turistici, e molte città hanno dovuto ridurre i prezzi, sopratutto Venezia che registra un10,4%, al secondo posto Trapani, -8,5%, al terzo un’altra città turistica per eccellenza, Firenze con -7,6%, Bologna (-6%), Verona e Lucca (-5,6%), Roma  -4,3%), Rimini (-3,9 %), Milano (tredicesima con -3,8%) e Siena (-3%). Aumenti per Cosenza (+4,2%), Terni (+3,6%) e Napoli (+3,1%).

Sul fronte assistenza sanitaria piccoli “salassi” per le spese a Messina (+4,6%), Pescara (+4,5%) e Vicenza (+4,1%), più “parche” Livorno (-5,4%), Pordenone (-3,8%) e Cosenza (-2,1%).

Servizi

Acqua, spese codnominiali e raccolta rifiuti in grande aumento a Gorizia (+6% rispetto al 2019), Palermo (+5,6%) e, al terzo posto, Napoli (+5,1%), mentre si risparmia molto a Genova, -12%, Trapani, -6,8%, e Potenza, -6,4%.