False dichiarazioni per il Reddito di cittadinanza: ecco cosa si rischia

Il tanto chiacchierato Reddito di Cittadinanza ha inevitabilmente “spaccato” le opinioni sull’effettiva utilità in favore di supporto economico ed inserimento nel mondo del lavoro: chi ha osteggiato la creazione di questa misura che comunque rappresenta un aiuto spesso decisivo per tante persone, ha parlato di futuri brogli e ingenti quantità di denaro elargite anche a chi non ha realmente bisogno e necessità del Reddito di Cittadinanza.

E’ inevitabile che i controlli, seppur relativamente scrupolosi in fatto di richieste del Reddito, non possono essere infallibili e in svariate occasioni abbiamo assistito a persone che semplicemente omettendo alcuni dettagli relativi alla propria situazione familiare e lavorativa, sono riusciti a percepire lo stesso la misura

Rischi false dichiarazioni

Fin dal 2019, anno di istituzione del Reddito di Cittadinanza sono state create delle sanzioni per chi omette le informazioni necessarie in fase di richiesta, fino addirittura alla reclusione, sopratutto in caso di documenti falsi. Nel dettaglio, ecco quanto reso noto dal portale ufficiale del Reddito di Cittadinanza:

“Chiunque presenti dichiarazioni o documenti falsi o attestanti cose non vere oppure ometta informazioni dovute è punito con la reclusione da due a sei anni. È prevista, invece, la reclusione da uno a tre anni nei casi in cui si ometta la comunicazione all’ente erogatore delle variazioni di reddito o patrimonio, nonché di altre informazioni dovute e rilevanti ai fini della revoca o della riduzione del beneficio”.

L’erogazione viene immediatamente interrotta in ogni caso, non appena portata alla luce l’irregolarità, anche se l’immediata revoca del beneficio, con efficacia retroattiva, viene disposta dall’Inps nei confronti di colui che venga condannato in via definitiva, ed in questo caso non sarà possibile chiedere nuovamente la misura per 10 anni.