Perché le mille lire di Giuseppe Verdi valgono tantissimo? Ecco la risposta

La lira ha ancora oggi un forte ascendente nostalgico per molti italiani, dato che rappresenta un’epoca non così lontana dal punto di vista temporale ma decisamente distante da quello di percezione: dal 2002 infatti è stato adottato l’Euro, e la vecchia valuta italiana ha perso ogni valore, diventando immediatamente oggetto da collezione.

Mille lire di valore

Tra le banconote più diffuse e riconoscibili c’è sicuramente la 1000 lire che è tra quelle più longeve della storia italiana, essendo nata di fatto con la creazione del Regno d’Italia, e diventando nel corso del tempo simbolo di tranquillità economica (basti ricordare la canzone “Mille lire al mese” di Gilberto Mazzi) a banconota di uso comune e dal valore non particolarmente alto. Proprio a causa di una tale longevità, la mille lire rappresenta parte della storia italiana, ma in alcuni casi il valore in termini di collezionismo raggiunge somme decisamente interessanti.

Giuseppe Verdi

Gli esemplari che prenderemo in esame fanno riferimento alla serie “Giuseppe Verdi” di queste banconote, ossia quelle che raffigurano il celebre compositore italiano in due versioni differenti: la prima stampata dal 1962 al 1969, e la seconda dal 1969 fino al 1981, anno in cui fu rimpiazzata dalla versione recante l’effige di Marco Polo.
Ancora piuttosto diffuse tra i collezionisti, in condizioni particolarmente buone un esemplare della serie Verdi può permette una più che discreta fonte di guadagno, sopratutto se si parla di esemplari prodotti nel 1969, anno in cui ne furono stampate meno di 500mila unità: in condizioni paragonabili al Fior di Conio uno di questi semplari può valere oltre 700 euro, mentre la valutazione si abbasta molto qualora la banconota presenti difetti o particolare usura.