Addio Reddito di Cittadinanza: ecco cosa succede con Draghi al Governo

Con Mario Draghi convocato da Mattarella come premier incaricato a formare un nuovo esecutivo sono diversi gli interrogativi che, in questi giorni, si stanno facendo strada. Uno dei più frequenti riguarda l’eventuale addio al reddito di cittadinanza. L’inizio di un esecutivo guidato dall’ex presidente della Banca Centrale Europea corrisponderà alla fine della misura tanto voluta dal Movimento Cinque Stelle? Scopriamo, nelle prossime righe di questo articolo, cosa potrebbe accadere.

Governo Draghi: cosa potrebbe succedere al reddito di cittadinanza?

Mentre stiamo scrivendo queste righe, Mario Draghi è al suo secondo giorno di consultazione con i partiti, motivo per cui non è possibile parlare con certezza di quelle che potrebbero essere le misure prese da un suo esecutivo.

Tra le poche cose sicure c’è il fatto che, come vincolo per un governo Conte-ter, Matteo Renzi aveva messo in primo piano una revisione strutturale della misura sopra citata. Il timore, da molte parti, è che Mario Draghi possa mettere mano al sussidio.

Questo pensiero affonda le radici nel discorso fatto dal neo premier incaricato in occasione della sua visita al Meeting di Rimini nell’estate 2020. In questa circostanza, l’economista parlò della differenza tra debito buono e debito cattivo, soffermandosi anche sui sussidi. Ecco alcune delle sue parole in merito:

“I sussidi servono a sopravvivere, a ripartire. Ai giovani bisogna però dare di più perché i sussidi finiranno e se non si è fatto niente resterà la mancanza di una qualificazione professionale che potrà sacrificare la loro libertà di scelta e il loro reddito futuri”

A molte persone, queste parole sono risuonate come una critica al reddito di cittadinanza. Altri, invece, le hanno lette come una rampogna alla mancanza di interventi di sostegno sul lungo periodo. Oggi come oggi, indubbiamente non è possibile fare affermazioni certe in merito a quello che deciderà Draghi.

Di sicuro, l’ex numero uno della BCE dovrà affrontare una sfida importantissima con la gestione dei 200 miliardi del Recovery Fund e, in quest’ottica, mettere in campo anche interventi di gestione sul lungo periodo dell’emergenza povertà, che con la pandemia si è notevolmente aggravata.