Quanto si guadagna collezionando francobolli? Soprattutto in questo periodo di crisi, che vede tantissime persone informarsi in merito a soluzioni per concretizzare entrate alternative al lavoro principale, la domanda in questione è molto diffusa.
Se stai leggendo queste righe significa che anche tu te la stai ponendo. Perfetto! Non ti resta che seguirci nelle prossime righe di questo articolo per sapere qualcosa di più.
Francobolli: monetizzare la propria collezione è possibile?
La risposta è affermativa: guadagnare con i francobolli è possibile. Per riuscirci, è bene procedere con buonsenso, evitando alcuni errori che possono pregiudicare il valore della collezione.
La prima raccomandazione a tal proposito prevede il fatto di evitare di acquistare o di vendere in contesti non verticali. Nel momento in cui si parla di prodotti come i francobolli, non è infatti sufficiente che la transazione economica si concretizzi senza intoppi.
Essenziale è infatti avere una totale sicurezza in merito alle perizie sui singoli pezzi, procedura che è assicurata su portali gratuiti e semplicissimi da utilizzare come Catawiki.
Data questa doverosa premessa, cerchiamo di capire quanto si può guadagnare collezionando francobolli.
Quanto si guadagna collezionando francobolli?
Non è possibile dare una risposta univoca alla domanda “Quanto si guadagna collezionando francobolli?”. Il motivo è legato al fatto che i pezzi che si possono chiamare in causa è estremamente numeroso.
Certo, se si comincia da zero è difficile guadagnare subito decine di migliaia di euro – cifra a cui si può fare riferimento parlando di pezzi come il mitico Gronchi Rosa, che vale circa 30mila euro – ma viaggiare nell’ordine delle centinaia è assolutamente possibile!
Per riuscirci, oltre alla raccomandazione sopra citata, è doveroso citare il fatto di concentrarsi, se possibile, su pezzi caratterizzati da anomalie.
Un esempio su tutti per capire quanto gli errori possano influire è il famosissimo Error of Colour, francobollo risalente al 1859 inizialmente emesso in giallo e successivamente, appunto per sbaglio, in blu.
Di quest’ultimo pezzo esistono solo due esemplari conosciuti, uno dei quali, nel 2011, è stato venduto per quasi 2 milioni di euro.