Bitcoin, le accuse di riciclaggio continuano

Non è sicuramente un momento facile per chiunque abbia deciso di interessarsi, in una maniera o nell’altra, ai Bitcoin, la prima nonchè la principale criptovaluta: dopo un eccellente 2020 e prima parte di 2021, dove ha subito un notevole incremento del proprio valore, i recenti eventi come “l’abbandono” da parte di uno dei più grandi promoters, ossia Elon Musk ed in generale una flessione economica hanno portato in pochi giorni un singolo Bitcoin a valere da circa 55mila dollari statunitensi a poco meno di 40mila, con tutte le conseguenze e l’allarmismo che ne ne sono conseguite.

Governi vs Bitcoin

Non solo Musk ed altri investitori hanno deciso di porre una sorta di veto sui Bitcoin, anche alcuni governi hanno scelto per la “linea dura”, anche se ovviamente non tutti sono concordi: ad esempio l’Ungheria potrebbe molto presto essere considerata una nazione “paradiso fiscale” per le criptovalute, mentre la Cina ha già di fatto reso “illegali” le criptovalute dal 2019 per i privati.

Stretta fiscale USA

Da qualche settimana inoltre hanno iniziato a farsi di nuovo insistenti le voci su una vera e propria “morsa fiscale” preparata dal governo statunitense proprio per tenere “sotto controllo” i trasferimenti di criptovalute. Infatti uno dei principali pregi di questi sistemi economici, ossia l’anonimato, potrebbe ritorcesi contro visto che spesso le criptovalute sono state accustate di favorire il riciclaggio di denaro. Anche questo sarebbe tra i motivi che hanno comportato una grande perdita di valore dei Bitcoin.
In realtà anche altre criptovalute sono state già state “vittima” del sistema fiscale statunitense, come riportato dal Sole24ore.