La tematica relativa all’uscita dal mondo del lavoro rappresenta sempre uno “scoglio” complicato da arginare per i governi, sopratutto in un paese come l’Italia che ogni anno deve permettere questa “uscita” in maniera chiara eee non svantaggiosa per i futuri pensionati, e reintegrare i nuovi cittadini al mondo del lavoro.
Uscita dal lavoro oggi
Il tema legato a Quota 100, misura fortemente voluta dalla Lega adottata durante il governo Conte II, prevede fino a fine 2021 la possibilità di un pensionamento anticipato con le condizioni dettate dall’età anagrafica sommata agli anni di contributi accumulati, attualmente fissata su un termine minimo di 62 anni e 38 di contributi.
Quota 100 non è stata confermata per il 2022, arco temporale che adotterà una versione riveduta denominata Quota 102, ossia la possibilità di andare in pensione all’età di 64 anni con 38 di contributi. Ma cosa succederà bek 2023?
Riforma pensioni: cosa succederà a Quota 102? Ecco le ipotesi
Il governo ha attualmente quattro mesi (termine ultimo per presentare il Documento di economia e finanza) per decidere che tipo di procedura di pensionamento adottare nel 2023, visto e considerato che una proroga di Quota 102 appare decisamente improbabile allo stato di cose attuale, anche per un importante “spinta” dei sindacati che avevano già esposto delle criticità importanti in merito alla forma attuale.
Tra le ipotesi messe sul tavolo spicca quella avallata dal presidente dell’INPS Pasquale Tridico, che prevede un’uscita anticipata a 63 o 64 anni con l’incasso della sola pensione contributiva maturata fino a quella data, calcolando un periodo contributivo minimo di 20-25 anni.
Diversa invece l’ipotesi consigliata dalla Lega, che sembra essere accettabile anche da parte dei sindacati, ossia la cosiddetta Quota 41, così chiamata per la necessità di accumulare almeno 62 anni e 41 di contributi, anche se ciò creerebbe problematiche economiche maggiori per le casse dello stato.
Alcuni quotidiani come il Corriere della Sera invece scrivono di un sistema che prevede 62 anni d’età e 35 anni di contributi, sviluppando un sistema che prevede diverse “fasce”.
L’esecutivo Draghi ha ancora qualche mese per prendere una decisione.