Trova il delfino su questa moneta e diventi ricco: ecco quale

La storia della moneta ha avuto inizio oramai molti secoli or sono, più o meno quando le civiltà antiche hanno compreso la necessità di utilizzare una valuta “unica”, basata sul prezzo dei metalli utilizzati per la coniatura, aggirando quindi le complicazioni dovute al baratto, la più semplice forma di scambio commerciale.

Da sempre gli esseri umani hanno scelto con attenzione i soggetti da apporre sulle proprie monete: solitamente su quelle dal potere d’acquisto più elevato i soggetti sono di grande importanza storica/politica, mentre sulle monete più comuni spiccano animali, strumenti di lavoro e quant’altro. La 5 lire più comune, coniata in Italia a partire dalla seconda metà del 20° secolo fino al 2001.

Moneta con il delfino

Si tratta della seconda emissione repubblicana di questo taglio di monete, che nel 1951 sostituì la precedente versione denominata Uva. La 5 lire Delfino come la precedente è stata realizzata in Italma, una lega metallica basata sull’alluminio è sopratutto fino agli anni 80 ha rappresentato una delle emissioni più comune. Successivamente è progressivamente “sparita” a causa della perdita di valore della lira, che nelle ultime decadi è calato molto sopratutto a causa dell’inflazione.

Riconoscibile per due raffigurazioni, un delfino ed un timone, situati rispettivamente sul dritto e rovescio della moneta, la 5 lire presenta la firma del “designer” della moneta, Romagnoli poco sotto il timone.

Ecco il valore

Molto comuni ma anche potenzialmente “danarose” alcune 5 lire: gli esemplari realizzati nel 1956 sono tra i più rari in assoluto sopratutto a causa di una tiratura estremamente risicata ai tempi, che in quell’anno contava solo 400.000 esemplari. A determinare il valore di queste monete è sopratutto lo stato di conservazione, visto che un esemplare del’56 vale dai 60 ai 3500 euro, se in condizioni Fior di Conio.

5-lire delfino

Meno “danarose” ma comunque interessanti gli esemplari del 1969 che presentano l'”1” dell’anno capovolto, a causa di un errore di coniatura: questi esemplari possono valere da poche decine di euro fino a 100.