“Attenzione a queste transazioni!”: incredibile, rubano i tuoi soldi

Con la diffusione di internet, che è divenutato alla portata di tutti grazie agli smartphone e al concetto di e-commerce sempre più sfruttato, la percezione del denaro sta cambiando e si tratta di un processo ancora in atto.

La diffusione della moneta elettronica ed in generale, il concetto di economia, rappresetano una realtà già piuttosto radicata, che si è fatta largo anche presso l’utenza comune grazie anche a strumenti come le carte prepagate, che permettono di utilizzare denaro elettronico senza per forza essere titolari di un conto.

Truffe tecnologiche

Con il proliferare degli acquisti di beni e servizi sul web, inevitabilmente hanno iniziato a nascere dei sistemi che riescono ad aggirare i controlli ed estorcendo quindi denaro oppure informazioni sensibili presso l’utente inconsapevole. Un esempio già trattato è il phishing, che coinvolge praticamente ogni istituto di credito abbastanza famoso ma anche Postepay, fenomeno ancora molto presente seppur in graduale diminuzione, di cui abbiamo già parlato.

“Attenzione a queste transazioni!”: incredibile, rubano i tuoi soldi

Un altro esempio piuttosto frequente è rappresentato dalle “transazioni sospette”, che consistono in movimenti di denaro, quasi sempre acquisti non volontari, solitamente da pochi euro.

Molto spesso queste piccole transazioni sono moltiplicate in un lasso di tempo piuttosto breve, arrivando così a provocare un “ammanco” decisamente importante. Ciò è dovuto all’accesso presso alcuni siti internet al di fuori del “controllo europeo”, che solitamente invitano all’acquisto di alcuni prodotti e che non risultano coperti dagli standard di sicurezza che oramai contraddistinguono l’area europea.

Solitamente questi piccoli acquisti presentano la dicitura Google Play, anche se in realtà Google non ne è responsabile, anzi ha avviato una politica di rimborso se abbiamo effettuato degli acquisti presso il Play Store, attraverso questo indirizzo.

Sono sopratutto le carte prepagate a “soffrire” di questa problematica, come Postepay, che ha da tempo avviato una politica di rimborso per specifici casi del genere.